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Con questo saggio dedicato ad alcuni celebri artisti deportati nei Lager nazisti e ad altri contemporanei — definiti empatici — Salvatore Trapani instrada la memoria della Shoah lungo nuove vie, che permettono al lettore di abbracciare un più ampio orizzonte analitico. Non si tratta del solo percorso artistico, di chi ha visto con i propri occhi le atrocità compiute dal nazifascismo, né di pure impressioni emotive scaturite dall’impatto con la Storia. Si tratta di un discorso più profondo, che dalle Avanguardie artistiche del Novecento, passate per l’Olocausto, è arrivato a straordinarie sensibilità dell’arte contemporanea in un percorso frastagliato, ma in perfetta continuità, senza cesure tra il prima e il dopo Auschwitz. Queste esperienze artistiche allargano la percezione consolidata del racconto sulla Shoah a nuovi canali comunicativi: dopo la letteratura, il cinema e la documentaristica, anche le arti visive si attestano come strumento narrativo della memoria. Con il vantaggio di un occhio critico rivolto anche e soprattutto al presente, come fece, agli inizi del Novecento, l’Espressionismo che sancì la fine dell’arte come puro diletto, per cucirla alla vita, trasformando gli artisti in creature più sensibili, quasi prive di pelle con le distorsioni sociali a bruciare come ferite. Da qui la denuncia e l’aperta opposizione ai meccanismi sociali, che presto avrebbero portato alle dittature nazista e fascista, con la loro famelica brutalità. Salvatore Trapani affronta la produzione di alcuni artisti all’interno dei campi di concentramento (Felix Nussbaum, Boris Taslitzky e Jean-Paul Laurens) e quella degli artisti delle generazioni successive, impegnati sul filo della memoria e dell’attualità (Aldo Sergio, Santiago Ydañez, Gabriele Arruzzo, Giorgio Ortona, Zbigniew Libera, Alan Schechner e Shimon Attie), per superare il diktat di Adorno «niente più poesia dopo Auschwitz» e condurre la memoria oltre i sopravvissuti, attraverso nuovi linguaggi espressivi e d’impegno, per recuperare pagine del passato e ancorarle al presente.
Salvatore Trapani vive dal 1998 a Berlino, dove è stato corrispondente per le pagine di cinema e cultura del periodico romano «Shalom Mensile» e del quotidiano «Il Giornale». Si occupa di memoria storica, arti visive e Gender Equality, cooperando come formatore per il Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex-campo di concentramento femminile di Ravensbrück a Fürstenberg-Havel e per l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea di Reggio Emilia, all’interno del quale è stato cofondatore con Margherita Fontanesi del progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. Collabora con la RAI come consulente storico per documentari e docu-fiction. Ha pubblicato la raccolta di novelle Di Peter e degli altri ma di Berlino un po’ (Edizioni Croce, 2009) e il suo nome compare in diversi cataloghi di mostre d’arte in memoria della Shoah e della Resistenza (Vanillaedizioni, Consulta librieprogetti), saggistica (Editrice Viella) e contributi di approfondimento storico («Ricerche Storiche»). «Denoument – Dream
Sequence» è il suo blog dedicato al cinema.
anno: 2022
pagine: 144
formato: 14×21 cm
ISBN: 978-88-98420-79-7