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Ultime luci a Vercallo è un romanzo ispirato a una storia vera: la saga di un piccolo borgo dell’Appennino emiliano, le cui vicende, narrate attraverso l’intimità del quotidiano e le emozioni dei protagonisti, ricostruiscono un quadro tipico dell’Italia rurale del Novecento: la memoria delle radici, intrisa di odori, luci e atmosfere. Tra le pagine, sembra di sentire gli assioli nelle notti d’estate, di ascoltare lo scoppiettio del fuoco, di respirare il profumo della menta selvatica o di trovarsi nel buio assoluto degli inverni senza luna. Sono gli occhi innocenti dei bambini e quelli nostalgici degli anziani, impotenti di fronte al cambiamento e al mutare dei valori, a far da filtro alla narrazione. L’incedere, in crescendo, del racconto è impregnato dell’ingenuità dei suoi protagonisti, sprovveduti di fronte agli eventi di una storia amara e travolgente. Gli abitanti di Vercallo si preoccupano della semina del grano più che della guerra che li circonda; e i bambini giocano con le nuvole di fumo dei borghi dati alle fiamme dai soldati. Intorno, la guerra fratricida e la resistenza partigiana, con il fronte che risale le montagne fino alle porte delle loro case. Il tempo antico è perduto, le amicizie dell’infanzia dissolte, l’adolescenza troppo cruda fa crescere in fretta… Infine, il dramma dell’eccidio nazista di undici partigiani e un civile in una sera di quasi Natale. Le ultime luci del piccolo borgo di Vercallo si spengono a poco a poco su un modo di vivere che non tornerà più, sull’esistenza e sulla resistenza di uomini e donne incredibili, sui loro atti di coraggio senza platea e senza testimoni, sulle gesta di santi e di eroi del quotidiano.
Vercallo, il mondo, lo sbirciava da lontano: era come sospeso fuori dallo spazio e dal tempo.
Viveva nelle propaggini dei suoi crepuscoli senza fine e di tutto il resto non si sentiva parte. Era il nido che accoglieva se stesso: bastava.
Il borgo era una gemma sbocciata indipendente tra i boschi, eppure, a guardarlo da lontano, era poco più di niente.
Non aveva un campanile, né un sagrato o una piccola maestà. Non aveva neanche un camposanto. Un paese senza chiesa e senza cimitero!
«I vivi a Ceredolo! I morti a Cortogno!» dicevano, quando si trattava di funzioni religiose. Così, due parrocchie si erano spartite le anime dei fedeli: una li battezzava alla loro venuta al mondo, l’altra li celebrava nel giorno del loro funerale.
A Ceredolo svettava, regale, sul promontorio di roccia, il campanile. A Cortogno, nel piccolo cimitero d’angolo, i defunti si contendevano faticosamente la terra per la loro sepoltura. Vercallo era nel mezzo, sospeso come quei sogni mai raccontati.
Celeste ce l’aveva un sogno e anche lei non lo raccontava. Avrebbe voluto fuggire via da lì.
Barbara Parenti, nata a Parma nel 1984, presta servizio come medico in ospedale. Nel 2016 ha creato, insieme a Rossano Oliveti, l’opera di poesia e pittura Imperfetto trascendentale. Nel 2019 ha pubblicato Di luce, di boschi, di rocce vive, un libro di immagini e poesie in dialogo tra loro.
Ultime luci a Vercallo è il suo primo romanzo.
anno: 2024
pagine: 260
formato: 14x21cm
ISBN: 979-12-80824-54-7