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Questo è quello che ho sentito, ancora prima di vederlo, anzi prima di toccarlo con mano, quando mi sono ritrovato di fronte alle opere di Livio Ceschin: una melodia della terra che è anche insieme una melodia per la terra, dove il valore estetico fin da subito è la forma concreta di un’intenzione etica, come se l’autore ci dicesse che quelle cose che vediamo, questi paesaggi e anche quegli oggetti, sono anche e soprattutto il suo modo di stare al mondo, la sua immagine del mondo, impossibile da ridurre a una collezione, all’insieme sempre relativo e meccanico che sommariamente chiamiamo anche mondo delle immagini. Guardando ed esplorando le sue incisioni, i suoi disegni mi è apparso un ragazzo, forse anche un bambino (lo stesso che ad esempio riecheggia in una celebre poesia di Peter Handke), che per trattenere certi istanti di vita che fuggono via, ha scelto di prendere in mano fogli e matita, e attraverso questi segni, o meglio la fisica polvere di quel segno, provare a capire quel che resta del tempo, quello che il tempo stesso lascia nel suo passare, nel suo diventare altro. Altrove.
(Emanuele Ferrari, assessore alla Cultura di Castelnovo nè Monti)
Livio Ceschin nasce a Pieve di Soligo nel 1962. Nel 1978 frequenta l’Istituto Statale d’arte di Venezia e in seguito l’Accademia Raffaello di Urbino. Si è specializzato all’uso della tecnica dell’acquaforte, della puntasecca, oltre ad occuparsi di grafica e design. Nel corso della sua carriera, ha pubblicato diversi libri corredati da poesie di Andrea Zanotto, Silvio Ramat, Novella Cantarutti e altri. Ha esposto le sue opere in Italia e all’estero presso gallerie e Istituti di Cultura italo-stranieri e ha partecipato a Biennali e Triennali di grafica in tutta Europa, senza smettere di produrre ed esporre lavori di incisione. Vive e lavora a Montebelluna, paese in provincia di Treviso.
anno: 2019
pagine: 82
formato: 20×22 cm
ISBN: 978-88-98420-37-7