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Prima che faccia notte potrebbe sembrare una sorta di autobiografia, per quanto modificata in una rappresentazione spesso fantastica e surreale, in cui situazioni, circostanze, episodi sono spesso un misto fra verità e finzione, realtà e immaginazione. Una confessione laica, il cui obiettivo vorrebbe essere quello di trovare una corrispondenza, uno spirito comunitario, una visione che possa essere condivisa non sulla vita, ma su quella che dovrebbe essere la disposizione verso la vita, l’atteggiamento di fondo. Il riconoscere nel nostro simile il nostro fratello. «Ho cercato» scrive William Blake, «la mia anima e non l’ho trovata, ho cercato Dio e non l’ho trovato, ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre».
Nell’anarchia dei ricordi, che riaffiorano inarrestabili, al di là di un apparente filo logico, scorrono donne, amici, familiari, in un flusso senza tempo, tra l’idealismo dell’infanzia, la spensieratezza dell’adolescenza e il cinismo dell’età adulta. A Luppi non interessa la coincidenza minuziosa con la realtà quanto piuttosto svelare la purezza e la passione di come è stata vissuta. Ciò che si tinge di visionario e di surreale non è che un’estensione dell’esperienza, esteriore ma anche e soprattutto interiore. Immaginazione e realtà si sovrappongono e si amalgamano perfettamente in quella che, in fondo, si trasforma nella vita dell’autore. In queste pagine c’è tanta invenzione, ma, a conti fatti, è tutto vero.
Ho svolto il lavoro di bibliotecario per oltre trent’anni. Proprio come Bruno, mio padre, ha costruito presepi fino a quando non è schiattato e mia madre Iolanda ha continuato a perdere gomitoli in ogni angolo della casa. Insieme a Lupe ho fatto una figlia, Pam, ma non credo di essere stato un padre ispirato. Del resto, probabilmente non sono stato né un marito esemplare, né un buon figlio e, come ho già spiegato, nemmeno un buon fratello. Eppure, in generale, godo di una discreta reputazione. Non ho combinato disastri, almeno apparentemente e questo basta e avanza per essere catalogato già con un segno positivo. Ed è qui che vorrei fare una piccola precisazione: non conta il giudizio degli altri, l’unica cosa che conta è la nostra coscienza. Noi soli possiamo sapere se abbiamo ferito o, al contrario, aiutato
qualcun altro. Perché solo nell’intimità di noi stessi possiamo capire cosa abbiamo da dare, quello che possiamo fare.
Giulio Luppi (1957) si occupa professionalmente di ippica e di trotto in particolare, seguendo come cronista le corse di Bologna, Modena e Cesena fin dalla fine degli anni ottanta. Allo stesso periodo risale la sua collaborazione, tuttora attiva, con la Gazzetta di Modena e con il trisettimanale nazionale Trottosportsman, diventato in seguito Lo Sportsman e da qualche anno Trotto&Turf. Proprio su questo giornale nasce la rubrica “Il club della via Emilia” iniziata intorno al 2010. Luppi è anche autore di canzoni e di racconti. Il suo debutto letterario risale al 2018 con la raccolta di racconti Soprannome Dreamer, finalista del premio letterario ‘Il giovane Holden’ di Viareggio e pubblicato per conto di Artestampa. Sempre per Artestampa, nel 2020 ha pubblicato Quelli della Via Emilia. Storie di trotto da Bologna, Modena e Cesena. Con Corsiero ha pubblicato la raccolta di racconti L’ombra mi è amica (2021).
anno: 2023
pagine: 94
formato: 14x21cm
ISBN: 979-12-80824-45-5