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La stanza di cinque versi impregnata di toni umoristici, definita dal toponimo irlandese di limerick e resa popolare a metà dell’Ottocento inglese da Edward Lear, non gode al momento di particolare fortuna. Tra i pochi continuatori di questa tradizione laterale, ma tutt’altro che minore, c’è un gruppo di narratori mediopadani capeggiato da Celati e continuato per li rami da Cavazzoni, Benati, Cornia e dai Gianolio padre e figlio… L’originalità di Di Raimo (e di Bronzoni) nel collocarsi in un solco espressivo straniato e liberissimo, sarcastico e nonsensical (ma mai indecente, come vuole la regola inglese) consiste proprio nell’adottare in chiave contemporanea una modalità poetica tradizionale.
Attraverso l’originalissimo trapianto dell’assurdo legato al quotidiano che Bronzoni e Di Raimo sono venuti compiendo dalle brughiere, dai meandri urbani o dai pascoli britannici nel cuore delle plaghe reggiane esce un’interessantissima, variegata, molto vitale galleria di autobiografie altrui. I quarantadue limerick mediopadani da cui è composto il libro raccolgono infatti altrettante tipologie dell’umano, che affiancano al carattere il nome di un luogo e fanno delle psicopatologie raffigurate non tanto dei tic di singoli, riconoscibili individui, quanto piuttosto degli atteggiamenti collettivi, una sorta di struggente coralità della vecchiaia e della soglia di ciò che una società “postuma” come la nostra si sforza di tollerare ancora come “normale”.
(Alberto Bertoni)
anno: 2016
pagine: 89
formato: 12,5×16,5 cm
ISBN: 978-88-98420-27-8